Il mondo alla rovescia by Giangiacomo Nardozzi

Il mondo alla rovescia by Giangiacomo Nardozzi

autore:Giangiacomo, Nardozzi [Nardozzi, Giangiacomo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Voci
ISBN: 9788815322883
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


VI.

Sovranità dei mercati?

Keynes, il mestiere dei trader e la crisi dell’euro

Se le banche andrebbero in qualche modo imbrigliate, perché non fare altrettanto con i mercati finanziari che sembrano esercitare una sorta di sovranità nei confronti dei governi democraticamente eletti, vincolandone l’azione con il proprio giudizio? Non siamo forse soggetti a una «servitù» dello spread? E poi non è forse vero che, con la crisi, è tramontato il mito dell’efficienza dei mercati?

In realtà il potere dei mercati di cui comunemente si parla è molto sopravvalutato. A differenza delle banche, essi non godono di una posizione privilegiata nella gerarchia del capitalismo ma giocano, per così dire, «di rimessa». In duplice senso. Fanno, in primo luogo, un mestiere diverso che può porsi in concorrenza con il credito bancario senza però mai poterlo completamente sostituire. In secondo luogo, vivono – e non possono che vivere – di informazione disponibile a tutti, ivi compresa quella prodotta dalle banche quando segnalano, con il loro appoggio, la bontà dei progetti da finanziare. D’altra parte, basta riflettere su come essi operano per coglierne i limiti.

La funzione fondamentale dei mercati è, prima ancora di provvedere al finanziamento di varie attività, di rendere immediatamente trasformabili in moneta, cioè liquide, promesse di pagamento a qualsiasi scadenza (titoli di stato, obbligazioni e quant’altro) o di partecipazione agli utili (azioni). Di queste promesse va dunque continuamente fissato un prezzo che consenta di scambiarle. Un compito che risulterebbe impossibile se gli operatori non cercassero sempre di formarsi un’opinione – comprare o vendere? – in base all’informazione pubblica disponibile (evitando possibilmente quella privata vietata dalle norme sull’insider trading) e non speculassero di conseguenza. In un «vero» mercato finanziario, la speculazione non è una brutta parola ma una componente fisiologica e necessaria perché il mercato non sarebbe sufficientemente liquido e quindi non svolgerebbe la sua principale funzione se dovesse basarsi solo sui cosiddetti «cassettisti», che tengono a lungo un titolo nel proprio portafoglio e fanno un’operazione ogni tanto.

È quindi nella natura dei mercati ergersi a giudici non solo dei singoli emittenti dei titoli che «quotano» ma anche del contesto generale che ne influenza il prezzo, il cosiddetto «rischio di mercato» che è soggetto a ogni sorta di variabili (a cominciare da quelle geopolitiche) ma normalmente molto sensibile all’andamento, effettivo e atteso, del tasso d’interesse (che innalza le quotazioni quando in ribasso e le deprime se in rialzo).

Il giudizio espresso dai mercati risulta da un principio molto semplice che ogni speculatore professionale cerca di seguire: fare ciò che risulta più ragionevole in base alle informazioni disponibili per guadagnare, o perlomeno non perdere. È il principio della teoria convenzionale di Keynes sul funzionamento della borsa, ispirata dalla sua conoscenza pratica della City come speculatore di successo e che trova riscontro anche nella nota frase di uno speculatore ben più in grande e recente come George Soros: «I fondamentali li facciamo noi». Ovvero: a muovere i mercati non è la ricerca del valore «vero» che i titoli dovrebbero avere ma sono piuttosto le opinioni mutevoli ma ragionevoli – che



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